Dino Palloni
Lettura dell’alzato ed ipotesi sulle fasi formazione della rocca di Acquaviva
Picena
La rocca di Acquaviva si presenta
attualmente come un inequivocabile esemplare del
periodo della Transizione ed è a pianta irregolarmente romboidale, con
una marcata simmetria attorno all’asse est-ovest, nelle quali direzioni si
trovano i rinforzi angolari più robusti: il puntone maggiore ad ovest ed il
grosso mastio ad est, verso l’interno del paese. Il lato più esposto è
vigilato agli estremi dalla menzionata torre a puntone ad ovest e da un’altra,
di minori dimensioni, a sud mentre lo spigolo nord è protetto da una torre a
pianta quadrata.
L’aspetto più
impressionante della rocca è l’immensa scarpa che la avvolge completamente e
giunge fin quasi allo spicco dei beccatelli, pur se meno imponente sul lato
nord-est, verso il paese, ove, a seguito della parziale colmatura del fossato,
certamente per agevolare la viabilità, parte della scarpa è stata interrata.
Non è invece immediato rendersi conto della
completa terrapienatura interna, dato che da pochi punti visuali si riesce a
confrontare la quota interna e quella esterna, ma da un conteggio sommario
sembra che sia stata effettuata una colmatura di
più di cinquemila metri cubi, corrispondenti ad un peso nell’ordine delle
settemila tonnellate, notevole impresa per i mezzi dell’epoca.
Una caratteristica a prima vista assai incongrua è
data dal fatto che le tre torri angolari sono a quota inferiore, seppur di
poco, a quella delle cortine adiacenti; ciò può essere
dovuto alla posizione in leggero pendio della rocca, ma è più
probabilmente spiegabile dalla complessa evoluzione storica del manufatto.
Nella rocca si trovano
attualmente ventitre bombardiere casamattate efficienti, anche se non
siamo del tutto certi degli esemplari marcati 1 e 17 che potrebbero essere
delle feritoie, e di queste ben sedici sono poste nella galleria sud-ovest,
che sale dalla pusterla 1 al puntone ovest, ricavata nello spessore della
scarpa; altre due sono nella galleria nord-ovest, che collega la pusterla 3 al
piano inferiore della torre nord. Le scudature sono di quattro tipi: a) in
laterizio a raggera con traguardo di mira staccato, b) in pietra a toppa
rovescia, c) in pietra con traguardo di mira cruciforme pure staccato, d) in
pietra con traguardo collegato a “tau”; alla sommità del mastio, infine si
trovano bombardiere alla francese, ma a cielo aperto.
Quelle tipo a) sono tutte rese inutilizzabili da successivi lavori
tranne il numero 23; il tipo b) si trova solo nel mastio e nell’esemplare
marcato 16; le c) vanno dal numero 1 al numero 16, mentre il tipo d) è
rappresentato solo dagli esemplari numero 18 e 19.
Non resta traccia delle
bombardiere a livello del cammino di ronda, che pure saranno state
numerose, come si vede ad esempio nella rocca di Senigallia. La quota delle
postazioni è abbastanza alta, nel senso che non sono riscontrabili bombardiere
alla base della scarpa, che rappresentavano invece
l’ultimo grido della tecnica nel secondo terzo del XV secolo e che sono pure
presenti con grande rigore geometrico a Senigallia – il motivo dell’insistenza
su questa comparazione sarà chiaro in seguito. Non abbiamo saputo dare una
precisa collocazione cronologica ad un tipo di
feritoie molto particolare, poste tra le partenze dei beccatelli nelle torri a
puntone; all’interno si presentano come finestrelle di ridotta misura poste in
incavi fortemente strombati e pensiamo fossero destinate al tiro con armi
manesche, a causa della quota piuttosto elevata sul piano di calpestio.
All’interno del mastio si trovano due vani,
collegati da scalette elicoidali poste nella muratura rivolta verso il lato
interno, per non indebolire la muratura più esposta; l’accesso al mastio a
nostro giudizio doveva avvenire tramite una porta, ora trasformata in
finestra, che corrisponde ad una sorta di pianerottolo di questa scala perché
all’esterno di essa si vede lo scasso a scomparsa
per il relativo ponte levatoio, come era d’uso anche all’epoca della
Transizione. Nel piano superiore del mastio si riscontrano tracce dei consueti
apprestamenti residenziali per il castellano, latrina, armadi murali e tracce
del caminetto, mentre nel piano inferiore, solitamente utilizzato dalla
guarnigione, si trovano gli stessi accessori edilizi più le bombardiere 20 e
21, che tra l’altro denunciano la quota del pavimento
originaria, uguale a quella attuale, ciò che postula la passata
presenza di un solaio in legno identico a quello attuale, sotto il quale con
ogni probabilità sarà stato ricavato un deposito di viveri, munizioni e
materiali vari.
Nella torre nord è riscontrabile
una insolita caditoia a scivolo a bocca multipla,
alla quale corrisponde, all’interno, una camera di manovra perfettamente
analoga a quella della torre portaia di Mondaino.
La cortina nord est presenta una terminazione
inconsueta, con finestre intervallate a feritoie, ciò che suggerisce la
passata presenza di un edificio ad essa addossato;
la beccatellatura interna è funzionale all’allargamento ed al bilanciamento
statico del cammino di ronda ed è perfettamente compatibile con questa ipotesi
– si vedano le sale del castello di Gradara ove lo sporto beccatellato interno
è stato colmato ed affrescato.
Nell’analisi delle fasi di formazione della
rocca rovesceremo, a titolo di esperimento, la
sequenza consueta: invece di partire dalle supposte origini ed
aggiungere in ordine cronologico i successivi accrescimenti, in queste poche
note dalla consistenza attuale effettueremo uno “spogliarello” delle aggiunte
riconoscibili con maggiore o minore certezza e risaliremo all’indietro quanto
possibile. Naturalmente lo studio sarà effettuato alla luce delle notizie
storiche di cui disponiamo e tramite il consueto metodo della comparazione con
le caratteristiche di altri fortilizi, che
riteniamo insostituibile per la comprensione delle opere di architettura
militare. Cercheremo altresì di utilizzare, come sempre, gli elementi
tipologici per datare le varie fasi di consistenza ed in particolare i vari
“tipi” di bombardiere, come al solito preziosi
nello studio di fortilizi ripetutamente ammodernati fino all’epoca
rinascimentale.
L’inversione del senso di marcia della
“lettura” delle murature porta l’analisi critica dal certo verso l’incerto,
cioè dall’oggettiva consistenza attuale, attraverso
supposizioni sempre più opinabili, fino ad ipotesi suggerite da una vaga
somiglianza planimetrica. Questo procedimento presenta il vantaggio di
facilitare eventuali studi futuri, che abbandoneranno la nostra ricostruzione
delle vicende murarie nel punto che riterranno opportuno e proporranno le
modifiche rese necessarie da nuovi ritrovamenti di documenti o prove materiali
o semplicemente da differenti considerazioni.
Ammodernamento delle bombardiere sommitali del
mastio
- Bombardiere alla francese -
Nella parte sommitale del mastio le feritoie
sono di varietà e complessità inusitate, ma le più
significative sono tre bombardiere alla francese, unici esemplari
presenti nella rocca; questa caratteristica entra in uso in Italia al
più presto negli anni novanta del XV secolo e si protrae fino al terzo
decennio del XVI – ad esempio a Rocca d’Olgisio (PC). Alcune delle altre
feritoie sono fortemente inclinate verso il basso,
come nelle rondelle del Sangallo a Loreto, e le due caratteristiche ci portano
a supporre un ammodernamento delle difese alla sommità del mastio negli anni
dieci o venti del Cinquecento; è molto probabile che allo stesso modo fosse
stato attrezzato anche il resto della rocca, ma le terminazioni delle murature
si sono perse nel degrado e nei restauri.
Rinforzo del mastio
- Bombardiere tipo b) -
Osservando dall’interno le
bombardiere casamattate del piano d’accesso attuale del mastio si vede
che in ognuna una precedente bombardiera, anch’essa quattrocentesca classica,
è stata squarciata nella parte frontale e dà ora accesso ad una successiva
camera di manovra ricavata in un ispessimento della muraglia, ciò che è
confermato dall’osservazione della pianta ove si nota uno spessore della
muratura molto maggiore all’esterno che all’interno.
Concludiamo che il mastio è stato rinforzato rifasciando la sua faccia
esterna la data di questi lavori ci è fornita dall’osservazione che i
beccatelli del mastio, e nella rocca solo essi, sono in laterizio a tre
aggetti stondati, come in altre torri della cinta muraria e soprattutto nella
cosiddetta “rocca nuova”, cioè il poderoso torrione aggiunto sul lato mare
dell’abitato nel 1492. Non esitiamo perciò a datare al 1492 anche il
rafforzamento del mastio della rocca. Abbiamo distinto questa fase dalla
precedente per la differenza tipologica tra le bombardiere
casamattate, che abbiamo detto quattrocentesche classiche, e quelle superiori,
alla francese.
L’impronta della Transizione
- Bombardiere tipo c) -
Dall’esame della rocca emergono
queste osservazioni, ordinate secondo l’aumento del
valore probatorio:
a) Le gallerie S-O e N-O
di accesso e difesa sono poste, in pianta, appena all’esterno dell’area
di sedime delle cortine.
b) Il raccordo della scarpa alla base dei
beccatelli è risolto in maniera assai inconsueta con laterizi posti di piatto
ed in verticale.
c) Le torri ovest e nord
erano originariamente aperte alla gola per un’altezza ben maggiore di
quella attuale, dato che il vano inferiore della torre ovest è posto in falso
rispetto alla quota del cortile e che nel vano interrato della torre nord si
vede un arco ribassato a tutta larghezza che guarda verso il cortile, ove
evidentemente la torre era aperta.
d) Nei vani inferiori delle torri nord e ovest
si trovano bombardiere e feritoie acciecate dalla terrapienatura della scarpa.
e)
Nella galleria di nord ovest a causa di lavori si è liberato dal riempimento
in terra il volume della scarpa ed è ora visibile il paramento, solo
lievemente inclinato verso l’interno, sottostante al coronamento merlato; il
terrapieno è diviso in settori da pani di muro triangolari ortogonali per
reggere il paramento della scarpa durante la costruzione ed irrigidire il
tutto.
La presenza del paramento quasi verticale e
dei muri di raccordo col paramento esterno non è di per sé sufficiente per
stabilire con certezza la posteriorità di realizzazione della scarpa, perché
per ragioni costruttive questo era il modo usuale per sostenere il muro di
scarpa inclinato, ma unito agli altri elementi
descritti diventa decisivo per affermare che la caratteristica scarpatura a
tutta altezza è dovuta ad una rifasciatura del castello precedente, inglobato
quasi intatto all’interno delle nuove opere, come avviene spessissimo nella
Transizione, per esempio a Fano ed a Senigallia, e con ogni probabilità
contestualmente terrapienato all’interno. Nell’immensa scarpa furono allogate
le gallerie di difesa che costituiscono una delle
più peculiari caratteristiche del periodo: queste gallerie, spesso anulari,
sono infatti presenti in molti esemplari delle rocche della Transizione, da
Ostia a Mondavio a Sarzanello, e si alternano agli accessi diretti dalla corte
alle singole bombardiere, come a Forlì e a Ravenna.
Le fonti archivistiche danno notizia di una
grossa tornata di lavori compiuti alla rocca a partire dal 1474, forse su
disegno di Baccio Pontelli, dato che si parla del costruttore della rocca di
Senigallia
,
ed è logico concludere che l’aspetto attuale è per
la gran parte ascrivibile ai lavori di questi anni, in pieno accordo tra
considerazioni tipologiche e sorgenti documentarie; resta da spiegare l’inusualità
della scarpa a piena altezza, per la quale sappiamo citare analogie solo con
una parte della cinta muraria di Fano, mentre la massiccia terrapienatura si
ritrova anche nella non lontana rocca di Urbisaglia, cronologicamente,
geograficamente e tipologicamente assai affine.
Questa fase potrebbe in realtà comprendere
benissimo anche la precedente, il ringrosso del mastio, ma è stata tenuta
separata per la forma delle scudature delle bombardiere,
con il traguardo di mira qui prevalentemente cruciforme, e soprattutto per
l’assenza del fumante nelle bombardiere del mastio.
Lavori della metà del XV secolo
- Bombardiere tipo a) e d) -
Le
bombardiere che sono state
occluse dalla costruzione della scarpa ai piani inferiori delle torri ovest e
nord –e se le nostre ipotesi sono giuste dovrebbero esservene altre sotto
l’attuale pavimentazione della torre sud- sono del tipo quattrocentesco
classico
,
con foro per il passaggio della volata del pezzo circolare in laterizi a
raggera non svasato e traguardo di mira staccato a finestrella rettangolare
pure bordata in laterizio; riteniamo che siano databili più o meno alla metà
del XV secolo, in seguito ad una riedificazione comprendente la costruzione
della torre nord, perché non sembra che le relative bombardiere occluse siano
inserite in una muratura preesistente, che supponiamo avvenuta poco dopo le
vicende culminate con la pace del 1448
.
In tale fase la rocca dovrebbe aver già presentato esternamente una
consistenza molto simile a quella attuale, ma col
piano della corte interna a quota inferiore di quattro o cinque metri e le
cortine dotate di un scarpa molto più bassa; non sappiamo collocare la data di
trasformazione del mastio in forma cilindrica, ma reputiamo probabile che sia
avvenuta in questa tornata di lavori.
Stati di consistenza antecedenti
Finché non verrà effettuato
un auspicabile scavo archeologico del piazzale possiamo dire poco della
consistenza della rocca nel periodo anteriore alle fasi ora descritte;
in un periodo imprecisato del XIV secolo, probabilmente verso la fine,
riteniamo che sia stato realizzato un mastio poligonale, perché gli ambienti
interni attuali sono appunto a pianta poligonale con volta ad ombrello ed in
alcuni tratti della scala in spessore di muro sembra di intravederne ancora i
lati esterni rettilinei. Ricordiamo che ad Ascoli Piceno fu edificato da
Galeotto Malatesta un mastio ottagonale, il cui scantinato è ancora visibile
alla base della chiesa inglobata nel forte del Sangallo.
Possiamo anche osservare che le torri a puntone sono,
come si è detto, certamente precedenti al periodo della Transizione, ma la
loro planimetria potrebbe suggerire un’origine
addirittura duecentesca per l’analogia formale con le fortificazioni sveve
-Pettorano sul Gizio, torri rompitratta del castello di Prato e fase
duecentesca della rocca di Scurcola Marsicana- ed angioine -torri frontali
della cinta di Lucera. In verità non mancano esempi di torri a puntone anche
nel periodo a cavallo tra il XIV ed il XV secolo,
ad esempio in ambito malatestiano, nelle mura di Santarcangelo di Romagna, a
Santandrea in Besanico ed in molti altri fortilizi. Ci sia però concesso di
propendere, sulla sola base di un’impressione visiva affinata del resto in più
di tre decenni di studio castrense, per l’ipotesi di un’origine duecentesca
della planimetria, e solo della planimetria, delle torri angolari sud ed
ovest, che potrebbe essersi mantenuta nelle successive riedificazioni per
ragioni economiche, dato che consentiva di
riutilizzare fondazioni e porzioni murarie sopravvissute senza particolari
controindicazioni funzionali.