Lettura dell'alzato e ipotesi sulle fasi di formazione della rocca di Acquaviva Picena

 in: "Castella Marchiae", No. 2
Istituto Italiano dei Castelli, Sez. Marche, Urbania 1998.

 


 

 
   
   

Dino Palloni

 

 

Lettura dell’alzato ed ipotesi sulle fasi formazione della rocca di Acquaviva Picena

 

La rocca di Acquaviva si presenta attualmente come un inequivocabile esemplare del periodo della Transizione ed è a pianta  irregolarmente romboidale, con una marcata simmetria attorno all’asse est-ovest, nelle quali direzioni si trovano i rinforzi angolari più robusti: il puntone maggiore ad ovest ed il grosso mastio ad est, verso l’interno del paese. Il lato più esposto è vigilato agli estremi dalla menzionata torre a puntone ad ovest e da un’altra, di minori dimensioni, a sud mentre lo spigolo nord è protetto da una torre a pianta quadrata. 

L’aspetto più  impressionante della rocca è l’immensa scarpa che la avvolge completamente e giunge fin quasi allo spicco dei beccatelli, pur se meno imponente sul lato nord-est, verso il paese, ove, a seguito della parziale colmatura del fossato, certamente per agevolare la viabilità, parte della scarpa è stata interrata. 

Non è invece immediato rendersi conto della completa terrapienatura interna, dato che da pochi punti visuali si riesce a confrontare la quota interna e quella esterna, ma da un conteggio sommario sembra che sia stata effettuata una colmatura di più di cinquemila metri cubi, corrispondenti ad un peso nell’ordine delle settemila tonnellate, notevole impresa per i mezzi dell’epoca. 

Una caratteristica a prima vista assai incongrua è data dal fatto che le tre torri angolari sono a quota inferiore, seppur di poco, a quella delle cortine adiacenti; ciò può essere dovuto alla posizione in leggero pendio della rocca, ma è più probabilmente spiegabile dalla complessa evoluzione storica del manufatto. 

Nella rocca si trovano attualmente ventitre bombardiere casamattate efficienti, anche se non siamo del tutto certi degli esemplari marcati 1 e 17 che potrebbero essere delle feritoie, e di queste ben sedici sono poste nella galleria sud-ovest, che sale dalla pusterla 1 al puntone ovest, ricavata nello spessore della scarpa; altre due sono nella galleria nord-ovest, che collega la pusterla 3 al piano inferiore della torre nord. Le scudature sono di quattro tipi: a) in laterizio a raggera con traguardo di mira staccato, b) in pietra a toppa rovescia, c) in pietra con traguardo di mira cruciforme pure staccato, d) in pietra con traguardo collegato a “tau”; alla sommità del mastio, infine si trovano bombardiere alla francese, ma a cielo aperto. Quelle tipo a) sono tutte rese inutilizzabili da successivi lavori tranne il numero 23; il tipo b) si trova solo nel mastio e nell’esemplare marcato 16; le c) vanno dal numero 1 al numero 16, mentre il tipo d) è rappresentato solo dagli esemplari numero 18 e 19.

Non resta traccia delle bombardiere a livello del cammino di ronda, che pure saranno state numerose, come si vede ad esempio nella rocca di Senigallia. La quota delle postazioni è abbastanza alta, nel senso che non sono riscontrabili bombardiere alla base della scarpa, che rappresentavano invece l’ultimo grido della tecnica nel secondo terzo del XV secolo e che sono pure presenti con grande rigore geometrico a Senigallia – il motivo dell’insistenza su questa comparazione sarà chiaro in seguito. Non abbiamo saputo dare una precisa collocazione cronologica ad un tipo di feritoie molto particolare, poste tra le partenze dei beccatelli nelle torri a puntone; all’interno si presentano come finestrelle di ridotta misura poste in incavi fortemente strombati e pensiamo fossero destinate al tiro con armi manesche, a causa della quota piuttosto elevata sul piano di calpestio.

 

All’interno del mastio si trovano due vani, collegati da scalette elicoidali poste nella muratura rivolta verso il lato interno, per non indebolire la muratura più esposta; l’accesso al mastio a nostro giudizio doveva avvenire tramite una porta, ora trasformata in finestra, che corrisponde ad una sorta di pianerottolo di questa scala perché all’esterno di essa si vede lo scasso a scomparsa per il relativo ponte levatoio, come era d’uso anche all’epoca della Transizione. Nel piano superiore del mastio si riscontrano tracce dei consueti apprestamenti residenziali per il castellano, latrina, armadi murali e tracce del caminetto, mentre nel piano inferiore, solitamente utilizzato dalla guarnigione, si trovano gli stessi accessori edilizi più le bombardiere 20 e 21, che tra l’altro denunciano la quota del pavimento originaria, uguale a quella attuale, ciò che postula la passata presenza di un solaio in legno identico a quello attuale, sotto il quale con ogni probabilità sarà stato ricavato un deposito di viveri, munizioni e materiali vari.

 Nella torre nord è riscontrabile una insolita caditoia a scivolo a bocca multipla, alla quale corrisponde, all’interno,  una camera di manovra perfettamente analoga a quella della torre portaia di Mondaino. 

La cortina nord est presenta una terminazione inconsueta, con finestre intervallate a feritoie, ciò che suggerisce la passata presenza di un edificio ad essa addossato; la beccatellatura interna è funzionale all’allargamento ed al bilanciamento statico del cammino di ronda ed è perfettamente compatibile con questa ipotesi – si vedano le sale del castello di Gradara ove lo sporto beccatellato interno è stato colmato ed affrescato.

 Nell’analisi delle fasi di formazione della rocca rovesceremo, a titolo di esperimento, la sequenza consueta:  invece di partire dalle supposte origini ed aggiungere in ordine cronologico i successivi accrescimenti, in queste poche note dalla consistenza attuale effettueremo uno “spogliarello” delle aggiunte riconoscibili con maggiore o minore certezza e risaliremo all’indietro quanto possibile. Naturalmente lo studio sarà effettuato alla luce delle notizie storiche di cui disponiamo e tramite il consueto metodo della comparazione con le caratteristiche di altri fortilizi, che riteniamo insostituibile per la comprensione delle opere di architettura militare. Cercheremo altresì di utilizzare, come sempre, gli elementi tipologici per datare le varie fasi di consistenza ed in particolare i vari “tipi” di bombardiere, come al solito preziosi nello studio di fortilizi ripetutamente ammodernati fino all’epoca rinascimentale.

L’inversione del senso di marcia della “lettura” delle murature porta l’analisi critica dal certo verso l’incerto, cioè dall’oggettiva consistenza attuale, attraverso supposizioni sempre più opinabili, fino ad ipotesi suggerite da una vaga somiglianza planimetrica. Questo procedimento presenta il vantaggio di facilitare eventuali studi futuri, che abbandoneranno la nostra ricostruzione delle vicende murarie nel punto che riterranno opportuno e proporranno le modifiche rese necessarie da nuovi ritrovamenti di documenti o prove materiali o semplicemente da differenti considerazioni.

  

Ammodernamento delle bombardiere sommitali del mastio

- Bombardiere alla francese -

Nella parte sommitale del mastio le feritoie sono di varietà e complessità inusitate, ma le più significative sono tre bombardiere alla francese, unici esemplari presenti nella rocca; questa caratteristica  entra in uso in Italia al più presto negli anni novanta del XV secolo e si protrae fino al terzo decennio del XVI – ad esempio a Rocca d’Olgisio (PC). Alcune delle altre feritoie sono fortemente inclinate verso il basso, come nelle rondelle del Sangallo a Loreto, e le due caratteristiche ci portano a supporre un ammodernamento delle difese alla sommità del mastio negli anni dieci o venti del Cinquecento; è molto probabile che allo stesso modo fosse stato attrezzato anche il resto della rocca, ma le terminazioni delle murature si sono perse nel degrado e nei restauri.

 

Rinforzo del mastio

- Bombardiere tipo b) -

 

Osservando dall’interno le bombardiere casamattate del piano d’accesso attuale del mastio si vede che in ognuna una precedente bombardiera, anch’essa quattrocentesca classica, è stata squarciata nella parte frontale e dà ora accesso ad una successiva camera di manovra ricavata in un ispessimento della muraglia, ciò che è confermato dall’osservazione della pianta ove si nota uno spessore della muratura molto maggiore all’esterno che all’interno. Concludiamo che il mastio è stato rinforzato rifasciando la sua faccia esterna la data di questi lavori ci è fornita dall’osservazione che i beccatelli del mastio, e nella rocca solo essi, sono in laterizio a tre aggetti stondati, come in altre torri della cinta muraria e soprattutto nella cosiddetta “rocca nuova”, cioè il poderoso torrione aggiunto sul lato mare dell’abitato nel 1492. Non esitiamo perciò a datare al 1492 anche il rafforzamento del mastio della rocca. Abbiamo distinto questa fase dalla precedente per la differenza tipologica tra le bombardiere casamattate, che abbiamo detto quattrocentesche classiche, e quelle superiori, alla francese.

  

L’impronta della Transizione

- Bombardiere tipo c) - 

Dall’esame della rocca emergono queste osservazioni, ordinate secondo l’aumento del valore probatorio:  

a) Le gallerie S-O e N-O di accesso e difesa sono poste, in pianta, appena all’esterno dell’area di sedime delle cortine.

b) Il raccordo della scarpa alla base dei beccatelli è risolto in maniera assai inconsueta con laterizi posti di piatto ed in verticale.

c) Le torri ovest e nord erano originariamente aperte alla gola per un’altezza ben maggiore di quella attuale, dato che il vano inferiore della torre ovest è posto in falso rispetto alla quota del cortile e che nel vano interrato della torre nord si vede un arco ribassato a tutta larghezza che guarda verso il cortile, ove evidentemente la torre era aperta.

d) Nei vani inferiori delle torri nord e ovest si trovano bombardiere e feritoie acciecate dalla terrapienatura della scarpa.

e) Nella galleria di nord ovest a causa di lavori si è liberato dal riempimento in terra il volume della scarpa ed è ora visibile il paramento, solo lievemente inclinato verso l’interno, sottostante al coronamento merlato; il terrapieno è diviso in settori da pani di muro triangolari ortogonali per reggere il paramento della scarpa durante la costruzione ed irrigidire il tutto.

 

La presenza del paramento quasi verticale e dei muri di raccordo col paramento esterno non è di per sé sufficiente per stabilire con certezza la posteriorità di realizzazione della scarpa, perché per ragioni costruttive questo era il modo usuale per sostenere il muro di scarpa inclinato, ma unito agli altri elementi descritti diventa decisivo per affermare che la caratteristica scarpatura a tutta altezza è dovuta ad una rifasciatura del castello precedente, inglobato quasi intatto all’interno delle nuove opere, come avviene spessissimo nella Transizione, per esempio a Fano ed a Senigallia, e con ogni probabilità contestualmente terrapienato all’interno. Nell’immensa scarpa furono allogate le gallerie di difesa che costituiscono una delle più peculiari caratteristiche del periodo: queste gallerie, spesso anulari, sono infatti presenti in molti esemplari delle rocche della Transizione, da Ostia a Mondavio a Sarzanello, e si alternano agli accessi diretti dalla corte alle singole bombardiere, come a Forlì e a Ravenna.

 Le fonti archivistiche danno notizia di una grossa tornata di lavori compiuti alla rocca a partire dal 1474, forse su disegno di Baccio Pontelli, dato che si parla del costruttore della rocca di Senigallia [1], ed è logico concludere che l’aspetto attuale è per la gran parte ascrivibile ai lavori di questi anni, in pieno accordo tra considerazioni tipologiche e sorgenti documentarie; resta da spiegare l’inusualità della scarpa a piena altezza, per la quale sappiamo citare analogie solo con una parte della cinta muraria di Fano, mentre la massiccia terrapienatura si ritrova anche nella non lontana rocca di Urbisaglia, cronologicamente, geograficamente e tipologicamente assai affine.

 Questa fase potrebbe in realtà comprendere benissimo anche la precedente, il ringrosso del mastio, ma è stata tenuta separata per la forma delle scudature delle bombardiere, con il traguardo di mira qui prevalentemente cruciforme, e soprattutto per l’assenza del fumante nelle bombardiere del mastio.

  

Lavori della metà del XV secolo

- Bombardiere tipo a) e d) -

 Le bombardiere che sono state occluse dalla costruzione della scarpa ai piani inferiori delle torri ovest e nord –e se le nostre ipotesi sono giuste dovrebbero esservene altre sotto l’attuale pavimentazione della torre sud- sono del tipo quattrocentesco classico [2], con foro per il passaggio della volata del pezzo circolare in laterizi a raggera non svasato e traguardo di mira staccato a finestrella rettangolare pure bordata in laterizio; riteniamo che siano databili più o meno alla metà del XV secolo, in seguito ad una riedificazione comprendente la costruzione della torre nord, perché non sembra che le relative bombardiere occluse siano inserite in una muratura preesistente, che supponiamo avvenuta poco dopo le vicende culminate con la pace del 1448 [3]. In tale fase la rocca dovrebbe aver già presentato esternamente una consistenza molto simile a quella attuale, ma col piano della corte interna a quota inferiore di quattro o cinque metri e le cortine dotate di un scarpa molto più bassa; non sappiamo collocare la data di trasformazione del mastio in forma cilindrica, ma reputiamo probabile che sia avvenuta in questa tornata di lavori.

  

Stati di consistenza antecedenti 

Finché non verrà effettuato un auspicabile scavo archeologico del piazzale possiamo dire poco della consistenza della rocca nel periodo anteriore alle fasi ora descritte;  in un periodo imprecisato del XIV secolo, probabilmente verso la fine, riteniamo che sia stato realizzato un mastio poligonale, perché gli ambienti interni attuali sono appunto a pianta poligonale con volta ad ombrello ed in alcuni tratti della scala in spessore di muro sembra di intravederne ancora i lati esterni rettilinei. Ricordiamo che ad Ascoli Piceno fu edificato da Galeotto Malatesta un mastio ottagonale, il cui scantinato è ancora visibile alla base della chiesa inglobata nel forte del Sangallo. 

Possiamo anche osservare che le torri a puntone sono, come si è detto, certamente precedenti al periodo della Transizione, ma la loro planimetria potrebbe suggerire un’origine addirittura duecentesca per l’analogia formale con le fortificazioni sveve -Pettorano sul Gizio, torri rompitratta del castello di Prato e fase duecentesca della rocca di Scurcola Marsicana- ed angioine -torri frontali della cinta di Lucera. In verità non mancano esempi di torri a puntone anche nel periodo a cavallo tra il XIV ed il XV secolo, ad esempio in ambito malatestiano, nelle mura di Santarcangelo di Romagna, a Santandrea in Besanico ed in molti altri fortilizi. Ci sia però concesso di propendere, sulla sola base di un’impressione visiva affinata del resto in più di tre decenni di studio castrense, per l’ipotesi di un’origine duecentesca della planimetria, e solo della planimetria, delle torri angolari sud ed ovest, che potrebbe essersi mantenuta nelle successive riedificazioni per ragioni economiche, dato che consentiva di riutilizzare fondazioni e porzioni murarie sopravvissute senza particolari controindicazioni funzionali.

 



[1] SEVERI, in bibliografia, p.24.

[2] D. Palloni: La Transizione, in M. MAURO: Rocche e bombarde fra Marche e Romagna nel XV secolo, Adriapress, Ravenna 1995, pp.22-23

[3] SEVERI, in bibliografia, p.23.

 

Bibliografia

 

R. GRISOSTOMI: Ascoli Piceno e il suo territorio, in: AA. VV.: Architettura fortificata nelle Marche – Mura torri rocche castelli, Regione Marche, Assessorato alla cultura, Ancona 1985, p.146.

M. MAURO: Castelli rocche torri cinte fortificate delle Marche, I, Adriapress, Ancona 1992, pp.265-270.

F. PUGNALONI: Architettura del presidio fortificato – Marche e Rinascimento, in AA. VV.: Rocche fortilizi castelli in Emilia Romagna Marche, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo 1988, pp. 204-206.

E. ROCCHI: Le fonti storiche dell’architettura militare, Officina Poligrafica Editrice, Roma 1908.

S. SEVERI: Arte e storia di Acquaviva Picena, Amministrazione Comunale, Acquaviva Picena 1992.

G. M. TABARELLI: Castelli rocche e mura d’Italia, Bramante Editrice, Busto Arsizio 1983, p.250.

 


 

   

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

 

 

 

Fig. 1 – La rocca, in pieno accordo coll’enfasi posta nella Transizione sulla difesa attiva, è abbondantemente fornita di comunicazioni con l’esterno, tre pusterle sono però una misura eccezionale ed è possibile che non siano mai state contemporaneamente aperte. La cisterna si trova al centro della corte; nel mastio notare il contrasto fra interno poligonale ed esterno circolare e l’aumento di spessore della muratura nel tratto esterno.

 

Fig. 2 – La particolarità di Acquaviva è costituita dall’immensa scarpa che avvolge tutta la rocca, conferendole un aspetto unico, a nostra notizia, nel complesso dei fortilizi italiani del XV secolo. La torre a puntone a sinistra dell’immagine è orientata lungo la bisettrice dell’angolo formato dalle cortine adiacenti, ed anche questo è un aspetto insolito, ma meno raro, pur se gli altri esemplari noti hanno torri a pianta rettangolare, come Fossano, Reggiolo ed altri.

 

Fig. 3 – Lo spazio interno disponibile è ridottissimo, dato che la rocca, immaginiamo per ragioni di robustezza, è quasi completamente terrapienata. Fino a che non verrà effettuato un auspicabilissimo scavo archeologico all’interno, non potremo sapere fino a quale quota si spinge il riempimento, che del resto potrebbe essere stato completato in più fasi. Sulla destra è riportato il profilo di un plausibile muro precedente, ora nascosto dalla scarpa riportata tardo quattrocentesca.

 

Fig. 4  È apprezzabile nella pianta la notevole copertura dei campi di tiro delle bombardiere casamattate verso l’esterno della rocca nonché l’incrocio dei tiri di fronte alle cortine S-O e N-O; sono invece insolitamente sguarniti gli altri due lati. Ciò è comprensibile per il lato S-E ove la cinta di mura del paese si innestava sulla rocca, ma fa supporre che vi siano bombardiere nascoste tra il mastio e la torre nord, quindi sul lato che fronteggia l’abitato, dato il lato interno delle rocche era di solito il più guarnito.

 

Fig. 5 – Questa bombardiera della torre ovest è di tipo quattrocentesco classico, con camera di manovra del pezzo trapezoidale, foro circolare per il passaggio della volata del pezzo e traguardo di mira rettangolare staccato dal foro sottostante; l’assenza del condotto per lo sfiato dei fumi e le ridotte diemnsioni contribuiscono a datarla alla metà del XV secolo. Come si vede, l’esterno della bombardiera è ora riempito dalla terra costipata che costituisce il riempimento della scarpa.

 

Fig. 6 – La bombardiera No. 12, a parte lo squarcio sopra la scudatura in pietra, è sempre quattrocentesca classica, ma ha traguardo di mira cruciforme collegato al foro di volata e presenta superiormente il fumante, ossìa il camino di sfiato dei fumi della polvere pirica, che altrimenti avrebbero rapidamente reso impossibile la permanenza del tiro. Insolita è anche l’asimmetria del foro di volata rispetto alla camera di manovra.

 

Fig. 7 – La bocca di queste feritoie, presenti in entrambe le torri a puntone, si apre fra i beccatelli, caratteristica quanto mai inusuale che suggerisce un abbassamento dell’apparato a sporgere. La notevole altezza dell’apertura sulla quota del pavimento fa pensare che fossero adibite al tiro con armi manesche, non sappiamo se bianche o a polvere. Notevole anche la panca laterale a zampa d’oca.

 

Fig. 8 – Il mastio è coronato da un apparato a sporgere con particolari beccatelli in laterizio a tre aggetti progressivi stondati, ad imitazione di quelli in pietra; allo spicco dei beccatelli si trova una cordonatura torica, caratteristica delle fortificazioni di progettazione toscana, a puri fini decorativi. Notare, al centro in alto, la bocca di una bombardiera alla francese e lo scasso per il ponte levatoio alzato sopra la finestra più bassa, originariamente ingresso del mastio.

 

Fig. 9 – All’esterno della torre nord restano le tre bocche esterne di un’inconsueta caditoia o feritoia a scivolo, della quale all’interno è conservata la nicchia d’uso. La data di costruzione della torre nord è di difficile individuazione, ma potrebbe essere posta tra la fine del XIV e la metà del XV secolo.

 

Fig. 10 – Un appostamento di difesa della sommità del mastio consente di vedere l’interno di una bombardiera alla francese, associata ad una feritoia a forte inclinazione verso il basso, di un tipo riscontrabile anche nei torrioni del Sangallo a Loreto. Il foro sulla sinistra è probabilmente solo una buca pontaia.

 

Fig. 11 – Nel mastio queste due bombardiere quattrocentesche classiche sono state anteposte ad altri due esemplari perfettamente analoghi, sfondati nella parte frontale per allargare il passaggio verso le camere di manovra del pezzo; come si vede nell’immagine in questa occasione si è leggermente variata la direzione dell’asse centrale di tiro. Le bombardiere hanno scudatura in pietra con foro circolare e soprastante traguardo di mira congiunto e sono prive del fumante.

 

Fig. 12 – Pensiamo che i lavori del 1492 avessero realizzato nel mastio un coronamento merlato, come d’uso in quel periodo, e che l’attuale copertura continua sia stata aggiunta in seguito, in quello che abbiamo supposto essere stato l’ultimo ammodernamento funzionale della rocca.

 

Fig. 13 – In questa immagine, ripresa dal basso verso l’alto, si nota in alto il paramento quasi verticale della fase precedente all’aggiunta della scarpa, ai lati i setti triangolari di sostegno della scarpa e l’ammasso di terra che è rimasto dopo la frana conseguente all’apertura dello squarcio attraverso il quale è stata è possibile osservare il tutto.

 

Fig. 14 – La galleria di accesso e difesa di sud ovest è, come d’uso, coperta con una volta a botte; da essa si accede alle bombardiere poste a quote salienti lungo il paramento. Crediamo che il risalto alla base del voltino, ben visibile nell’immagine, sia stato lasciato per sostenere la centinatura semicilindrica al momento della posa.