MAIOLETTO
(PESARO URBINO) |
|
|
La rocca di
Maioletto si trova sulla sommità di una formazione rocciosa posta al centro
della valle del Marecchia, in posizione assai felice perché naturalmente
protetta dalla natura: tre lati a strapiombo ed un pendio assai ripido
sull’altro. Nonostante ciò il tratto impervio era ristretto alle immediate
vicinanze della rocca, mentre all’intorno le pendici della valle sono abbastanza
dolci da consentire una proficua coltivazione ed agevoli comunicazioni, il che
assicurava alla rocca ed al relativo centro abitato le basi indispensabili della
sussistenza economica, contrariamente, ad esempio, di quanto avvenne nel vicino
Sasso Simone, che scomparve per la mancanza di un’economia vitale all’intorno.
La dominanza del sito, infine, consentiva un avvistamento a lunga distanza di
eventuali pericoli e quindi il tempo per dare l’allarme e porre al riparo
persone e beni.
|
|
|
La rocca
occupa la cresta del rilievo ed è quindi costretta ad assumere una pianta assai
allungata, come nei vicini castelli di Verucchio
e
San Giovanni in Galilea, ma non pensiamo che ciò abbia altro significato oltre
all’adeguamento alla conformazione orografica.
La cortina è fiancheggiata da due torri a puntone T1 e T2
che si possono senza esitazione attribuire a Sigismondo Malatesti, per la
perfetta analogia dimensionale e morfologica coll’esemplare superstite di
Pennabilli, che sappiamo per certo sigismondeo. Entrambe le torri sono in
pietrame irregolare, con scarpa piuttosto ripida, priva di redondone, e solai
con volte a botte, forate dalle botole per l’accesso al piano superiore.
Al piano terra si trovano bombardiere del tipo quattrocentesco classico,
con foro per la volata privo di traguardo di mira e senza camino per
l’evacuazione dei fumi, a conferma di una datazione al terzo centrale del XV
secolo.
L’interno della rocca è attualmente invaso dalla vegetazione ed i ruderi sono
illeggibili: una ripulitura consentirebbe già qualche ipotesi più consistente
sugli edifici interni. Nella corte c2 si apre la bocca di una
grande cisterna per l’acqua, il che suggerisce una guarnigione piuttosto
numerosa, ed è ancora ben conservato il relativo filtro, identificabile con
certezza per le ridotte dimensioni e l’intonacatura interna a cocciopesto.
|
|
Nelle stampe riportate da Franciosi e Gosti
vediamo tracciata una interessante compartimentazione; in cima, ovviamente, la
rocca, con ingresso nella corte c1, a metà costa un secondo
recinto che racchiudeva un’ampia area scoscesa quasi priva di edifici,
probabilmente la cinta dell’abitato più antico e successivamente la zona di
rispetto della rocca; infine la vera e propria cinta urbica del paese, con due
porte e sei torri. All’esterno, ancora un piccolo borgo con chiese, case ed orti
cintati.
|
|
In rosso il tracciato riconoscibile delle murature duecentesche. |
|
Spigolo delle mura precedente alla costruzione delle due torri pentagonali. |
|
Bocca della cisterna. |
|
Il filtro della cisterna, intonacato a cocciopesto. |
|
Bombardiera quattrocentesca nella torre di Sx. |
|
|
Torri a puntone di Sigismondo Pandolfo Malatesta.
|
|
La pusterla lato valle. |
|
|
|
IPOTESI SULLE FASI DI FORMAZIONE
DEL CASTELLO
|
|
1)
Ipotetica torre iniziale (XII sec. ???)
- Sulle prime fasi di formazione possiamo avanzare solo delle ipotesi: in una
delle sopracitate stampe pare di riconoscere una torre maestra prossima alla
torre T1, che potrebbe però anche coincidere con l’area c1,
e che del tutto ipoteticamente, per similitudine con Verucchio, abbiamo
collocato nella posizione “1” della tav. 2.
|
|
2)
Recinto rettangolare (XIII sec. ?) - L’unica certezza riguardo alle prime
fasi di formazione è data da un paramento in pietrame regolare, e perciò
presumibilmente duecentesco, che costituisce la parete di fondo della casamatta
della torre T2, affiora in alto da uno squarcio nella cortina
e mostra uno spigolo all’interno della T1, come riportato
nella tav. 1. Pensiamo perciò molto probabile che in tale fase il perimetro
esterno della rocca fosse quasi rettangolare e seguisse il perimetro marcato
“2”; abbiamo terminato il recinto in corrispondenza della T2
perché successivamente la cortina cambia tracciato, così che la torre sporge
planimetricamente in maniera diversa sui due fianchi.
|
|
3)
Corte c3 e relativa torre (inizi XIV sec. ??) - La torre T3
non è attualmente leggibile, ma le ridotte dimensioni e la mancata sporgenza in
pianta, che la qualifica come una torre “a filo”, fanno propendere per una
attribuzione al primo XIV sec.; questo potrebbe servire a datare tutta la
supposta corte c3.
|
|
4)
Ipotetico palatium (XIV sec. ???) - Sempre dalle stampe è
abbastanza riconoscibile un edificio, a sinistra della T1, sulla
cui datazione originaria non si ha la minima certezza, ma che per analogia con
tanti altri castelli vicini, Verucchio, Rimini, Gradara e Cesena, ad esempio, si
potrebbe reputare un palatium tardo trecentesco (numero “3”).
|
|
5)
Configurazione quattrocentesca - Poniamo poi con tranquillità la fase
quattrocentesca, descritta precedentemente, colle torri a puntone e
probabilmente la corte c1, parzialmente delimitata dalla
T1, nella quale si apriva l’ingresso della rocca.
|
|
6)
Modifica finale (fine XV o
inizi XVI sec.) - L’ultimo ammodernamento difensivo della rocca è costituito
dalla realizzazione di bombardiere alla francese nei torrioni, riconoscibili
anche nelle stampe che le mostrano diffuse anche nelle torri del borgo. Questa
modifica è certamente avvenuta a cavallo tra il XV ed il XVI secolo, ma poiché
nella rocca si associa a rare archibugiere assai inclinate verso il basso (vedi
sotto a Sx) è più
facilmente assegnabile ai primi decenni del XVI, sull’esempio del torrione del
Sangallo a Loreto, degli anni venti del secolo.
|
|
|
CORTINA FRONTALE ANGOLATA
|
|
La cortina frontale non è rettilinea, ma presenta un lieve diedro al centro:
questo è invece un particolare intrigante, perché suggerisce una parentela con
rocche della Transizione, come la prossima San Leo, ove la disposizione sembra
deliberata, dato che le bombardiere del torrione “b”, in basso nella tav. 1
,
sono poste in maniera tale da consentire il fiancheggiamento dei due lati della
spezzata, incrociandosi, pensiamo, con analoghe traiettorie dall’altro torrione,
ipotesi che ci sembra assai plausibile, ma non controllabile perché a sinistra
il torrione quattrocentesco è franato e quello attuale un è un rifacimento.
A Maioletto le torri
pentagonali non mostrano una simile coppia di bombardiere nei fianchi e per di
più la cortina angolata sembra ripetere un tracciato precedente, come diremo
oltre, per cui si potrebbe ritenere che anche il diedro della cortina frontale
sia una casualità dettata dalla volontà di aderire alla forma della montagna.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
| |