POGGIBONSI


 

Racconta il Vasari che Giuliano da Sangallo, dopo l'assedio di Castellina in Chianti del 1478, ed aver effettuato alcuni lavori alla rocca di Ostia, almeno dal 1488 lavora, su commissione di Lorenzo de' Medici, alle fortificazioni di Poggio Imperiale. Pur con un'interruzione dovuta alla morte di Lorenzo, i Sangallo vi operano ancora dopo il 1503, impiegando il lavoro dei prigionieri pisani, ed i lavori pare abbiano termine nel 1511 lasciando l'opera incompiuta.

Il lungo periodo di gestazione, più che ventennale, è confermato puntualmente dall'evoluzione tipologica riscontrabile nelle strutture. Fin dall'origine, però, l'opera del grande progettista, e del fratello Antonio il Vecchio, aggiungiamo, si dimostra anticipatrice. La planimetria, infatti, è certamente impostata all'inizio dell'opera e probabilmente costituisce il primo esempio di architettura bastionata riscontrabile sul terreno.

Le fortificazioni sono incompiute: nelle mura della cittadina si interrompono in quota alla fine della scarpa e nel perimetro a forse i due terzi, mentre la fortezza è completa nel perimetro, ma potrebbe essere stata portata a termine in quota e poi ridotta allo stato presente dall'incuria e dal tempo.

L'immagine è di www.politeama.biz

   
 


 
   

 

La cinta delle mura non è giunta a chiudere il perimetro della cittadina. I bastioni nelle posizioni marcate "1" sono di minori dimensioni e pertanto da ritenere tra i primi costruiti. Il bastione "2" presenta già un aumento dimensionale e si potrebbe ritenere successivo. Le soluzioni geometriche presenti nelle posizioni "3" sono estremamente evolute e dovrebbero essere le ultime realizzate.

 

Il tratto di mura edificato giunge solo alla sommità della scarpa. La punta dei bastioni è a spigolo vivo ed i fianchi sono rettilinei, mentre quelli di Civitacastellana, Pisa, Livorno, Arezzo e Nettuno presentano quasi sempre punta arrotondata ed orecchioni raccordati alla cortina con un tratto curvilineo. Sembra quindi che i Sangallo abbiano introdotto queste caratteristiche in un secondo tempo e che l'evoluzione successiva abbia recuperato la loro configurazione originaria.

 

L'interno dell'androne di una porta della cinta muraria mostra l'azionamento del ponte levatoio a bolzoni contrappesati e due caditoie nella volta di copertura. A fianco della porta si aprono le gallerie di servizio alle bombardiere a tiro radente sul piano di campagna - nell'immagine è visibile solo quella di destra.

 

L'incrocio dei tiri delle bombardiere nel punto di congiunzione fra il fianco dei bastioni e le cortine. Vi sono, per ogni postazione, due scudature in pietra; quelle inferiori in ottimo stato di conservazione, probabilmente perché coperte fino a tempi recenti da riporti in terra causati dal vento. Sarebbe opportuno, almeno in qualche tratto, riportare alla luce il fossato, la cui presenza è denunciata dai ponti levatoi, oltre che dalla verosimiglianza tipologica.

 

A Firenzuola scavi recenti hanno portato alla luce la base di un'opera esterna "a mezza corona" dovuta ai Sangallo, estremamente avanzata per l'epoca, e difesa da bombardiere la cui scudatura è perfettamente analoga a quelle utilizzata nelle mura di Poggio Imperiale.

 

La camera di manovra delle bombardiere è a pianta trapezia, come di consueto nel Quattrocento. Nel voltino di copertura si apre un grande condotto a sezione circolare per lo sfiato dei fumi di sparo, svasato all'imbocco mediante apposito raccordo in laterizio.

 

Ove il fiancheggiamento dei bastioni adiacenti sembrava insufficiente si sono aggiunte bombardiere a tiro molto angolato, sempre con la doppia possibilità di tiro, superiore ed inferiore. La qualità del paramento murario è ovunque di livello eccellente.

 

Sul bastione della fortezza resta l'innesto della cinta muraria, a doppia rastremazione superiore per evitare l'approccio al bastione dalle mura della città. Sulla destra la cannoniera che proteggeva la cortina e, subito sotto, la cornice in pietra che sembra un gocciolatoio e probabilmente intendeva ostacolare l'appoggio delle scale d'assedio.

 

La fortezza è a pianta pentagonale, forse sulla suggestione delle "proporzioni antropomorfiche" di Francesco di Giorgio Martini. Sulla destra, al centro della cortina, l'ingresso principale ed a sinistra, sulla punta di Bf1, la pusterla.

 

Il vertice del bastione Bf1 posto all'estremità del saliente verso la campagna è provvisto di una pusterla sormontata dallo stemma in pietra, secondo la disposizione riscontrabile nel puntone della rocca di Fossombrone (PU).

 

La galleria che conduce alla pusterla di Bf1 è protetta da tre sbarramenti successivi ed è battuta dal tiro di una postazione soprastante.

 

- Le bombardiere del tratto fianco di Bf2-Bf1-fianco di Bf5 sono inequivocabilmente "alla francese ibride" per l'unione di una bocca esterna rettangolare a sviluppo orizzontale e di una camera di manovra interna trapezoidale. Questo tipo di bombardiere è databile con buona approssimazione alla cerniera fra gli anni Novanta del XV ed i primi decenni del XVI secolo.

 

I bastioni a lato della cortina d'accesso sono abbastanza inspiegabilmente provvisti di un diedro aggiuntivo sulla faccia esterna. Sono ben visibili le tre quote di tiro della fortezza e la predominanza della scarpa sul tratto di paramento verticale.

 

Le bombardiere della fortezza sui tre lati Bf2, Bf3, Bf4 e Bf5, molto prossime al tipo "sangallesco", sono certamente le più moderne utilizzate a Poggio Imperiale. Notare la massiccia cornice decorativa in pietra.

 

La difesa sommitale della cortina d'ingresso è affidata ad enormi merloni a spigoli arrotondati. I pezzi più pesanti potevano tirare tra un merlone e l'altro, altri pezzi più leggeri nello spessore, mentre la fanteria poteva sparare al di sopra dei merloni da una piattaforma, servita da due scalette laterali, e dalle aperture visibili ai lati.
I pezzi dietro i merloni erano posti in una inconsueta camera di manovra a pianta approssimativamente circolare con volta a cupola, che sembra l'interno di un enorme forno.