"Su lor gettano i turchi dell'acqua
bollentissima: / ci son dieci ustionati ed il re n'è dolente"
da: La canzone di Antiochia, in
Gioia Zaganelli, Crociate, p.479.
""Pioverà fuoco greco su quelli che son
fuori / e la pece bollente ne arrostirà un gran numero"
Ibidem, p.533.
"Sulle mura han portato un trave di
cantina / e l'hanno issato in fretta, ognun con una leva, / poi l'han buttato
giù per far strage dei nostri"
Ibidem. p.539.
"Il fuoco greco, usato estensivamente
nelle Crociate [...] era il più efficace metodo d'uso per la difesa piombante.
Chiamato anche naphta, era composto da una miscela di petrolio ed olio,
alla quale si aggiungeva pece per prolungarne la combustione e zolfo per
favorire l'adesione al bersaglio. Poteva anche contenere calce viva per causarne
l'accensione a contatto con l'acqua. Era un'arma micidiale, molto temuta e
difficile da spegnere. I soli mezzi che si riteneva potessero estinguerlo erano
sabbia, aceto e urina."
Quentin Hughes, Medieval
Firepower, in «FORTRESS», 8 (1991), p.34.
"I difensori [di Romorantin, assediati dal
Principe Nero,] lanciavano vasi di calce viva che infliggevano ferite assai
spiacevoli"
Bradbury, Medieval sieges, p.159.
All'assedio di Montalcino del 1553 gli
assedianti si annidarono sotto il baluardo di San Martino "dove non li possiamo
offendere se non con acqua bollita e calcina: quale gettiamo continuamente, e li
diamo grandissimo fastidio".
"Giornale dell'assedio di Montalcino fatto dagli Spagnuoli nel
1553 di autore anonimo", Archivio Storico Italiano 8 (1850), pp. 376-377.
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