Dopo la balestra comune, costituivano l'arma per eccellenza dei difensori di un castello. Erano armi troppo pesanti per essere caricate a mano e richiedevano un meccanismo di caricamento esterno. La cadenza di tiro era bassa, ma la precisione, la capacità di perforazione e la gittata (tiro utile fino a 180 metri) rendevano i balestroni armi efficacissime.
Si trovano frequentemente citate negli inventari dei castelli che registravano, a fini burocratici e di responsabilità patrimoniale, i materiali ed i viveri presenti nel castello al momento del passaggio delle consegne da un castellano all'altro.
"Usata sin dall'antichità sotto forme diverse, la
balestra, dopo un periodo di relativa eclissi, riacquista la sua importanza a
partire dagli ultimi decenni dell'XI secolo. Anna Comnena, nell'Alexiade,
la descrive come una novità:
E' un arco barbaro, assolutamente sconosciuto ai Greci. Non si tende con la mano
destra che tira la corda e la sinistra che sospinge l'arco; colui che tende
questo strumento di guerra, particolarmente potente, deve tenere per così dire
all'indietro e appoggiare fortemente i due piedi sui semicerchi dell'arco
mentre, con le due mani, tira a sé la corda con grande sforzo. Al centro
dell'arco è congiunto un fusto contenente una scanalatura semi-cilindrica della
dimensione di un dardo di grande lunghezza; all'estremità di questa scanalatura
viene fissata la corda tesa; in questo modo vengono lanciati proiettili di ogni
sorta. talvolta le frecce che vi si pongono sono cortissime, ma molto grosse e
munite in cima di un temibile rivestimento in ferro. Le frecce ... sono
scagliate con tale forza che attraversano uno scudo, perforano una corazza di
grosso spessore e continuano il loro volo dall'altra parte ... E' questa
l'azione veramente diabolica della balestra."
Contamine, La guerra ..., p. 109.
"L'uso da parte dei difensori di balestroni e balestre
da posta poteva essere molto efficace, perché gli assalitori erano più esposti
ai loro grandi dardi dei difensori, dietro muri di pietra. «Grandi balestre»
furono usate dai Templari ad Atlit nel 1220, provocando perdite così gravi che
il sultano Ayyubide al-Muazzam ritirò il suo esercito. [Le cronache riportano]
che furono usate anche dalla guarnigione Templare di Giaffa nel 1266."
David Nicolle, Crusader Castles ...1192-1302, p.54.
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per approfondire l'argomento:
JEAN LIEBEL, Springalds and Great Crossbows, Royal Armouries, Leeds 1998, ISBN 0 948092 31 9,
dal quale sono tratte le immagini. |