MECCANICA DELL'OFFESA

Le tecniche e l'organizzazione dell'assedio si evolvono dall'epoca carolingia in poi, con picchi nella velocità dell'avanzamento tecnologico nel XIII e nel XV secolo, dapprima con la reimportazione della grande poliorcetica greco-romana per il tramite bizantino, arabo-siriano ed arabo-iberico, e quindi con apporti originali.


di fronte ad un ostacolo, la cinta, che impedisce il confronto diretto, l'attaccante tenta il superamento dell'ostacolo

 

- con le scale d'assalto (disegni tratti dal De Re Militari di Roberto Valturio)
Le principali difficoltà nell'uso delle scale d'assalto erano il trasporto e l'erezione davanti alle mura da scalare. Si organizzavano squadre d'assalto per ogni scala.
 

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(1) picco da appoggiare alla cinta (o alla torre) da scalare; al picco è appesa una leggera scala di corda .
(2) scala snodata in segmenti incernierati per facilitare il trasporto. Ne è previsto il lancio con un'asta che porta i due uncini di testa metallici ad agganciarsi al parapetto.
 
(3) e (4) scale con gradini a sbalzo laterali ed uncini d'aggancio. Nella (4) si è resa ininfluente un'eventuale rotazione della scala su sé stessa.

 

 

(5) scala da innalzare con la sola spinta posteriore

(6) scala telescopica



 

- Un altro metodo per portarsi alla quota del difensore e poter dare inizio al combattimento diretto era l'uso di torri d'assedio , già descritte splendidamente da Giulio Cesare nella sua "Guerra Gallica".
 

torre a traliccio con coffa superiore e ponte d'assalto. (Nell'immagine vale la pena notare le bombardiere a foro circolare senza traguardo di mira)


torre di legno blindata con piastre di ferro; l'avanzamento avviene tramite funi demoltiplicate da carrucole e manovrate dall'interno. Notare anche la bombarda che spunta dal fusto della torre. (Peraltro, vorremmo tanto sapere come si infiggevano al suolo. sotto il tiro dei difensori, i picchetti di ancoraggio, che supponiamo mastodontici )
Tiffauges, Francia.

Ricostruzione di una torre d'assedio.

 

   
"Queste torri o castelli di legno, abbastanza spesso raffigurate nelle miniature, hanno nomi diversi, alcuni dei quali ereditati dall'Antichità o trovati nelle opere degli specialisti latini: plutei, catti o cattae, battifredi, garitte tettoie mobili. La maggior parte di queste macchine, che ospitavano arcieri, cavalieri, balestrieri, potevano essere sistemate su rulli per avanzare sino in prossimità delle mura nemiche sotto la spinta di decine e decine di manovali. Altre, più piccoli, erano montate su carri."
Contamine, La guerra ..., p.151.

"[Re Riccardo] aveva fatto fabbricare una di quelle macchine comunemente chiamate battifredi, molto compatta nella solidità delle sue commessure e dotata di scale interne: la sua struttura la sua struttura era completamente rivestita di strati di cuoio, cordame e robuste tavole di legno massiccio, sicché era ben protetta dalle petriere, dal dal fuoco greco e da ogni altro tipo di proiettile".
L'itinerario dei pellegrini e le imprese di re Riccardo, in Gioia Zaganelli, Crociate, p.1293.

"fu riempito il fossato / e per ben cinque tese ricolmato di terra. / Vi portano e trascinano la macchina da guerra, / di graticci era fatta, intrecciati col cuoio. / La afferrano e la spingono finché è sotto le mura. / Avevan grandi scale fabbricate in cuoio duro. / Nascosti nella macchina, che in alto era chiodata, / stan dieci cavalieri, che ora balzano fuori. / Un capo della scala appoggiano alle mura / e con pertiche e lance lo sospingono in alto / finché agganciano a un merlo il piolo superiore. / Poi si acquattano e tacciono: non s'ode una parola. / ... / In cassette di bronzo portano il fuoco greco: / Iddio voglia proteggere che sta dentro alla macchina!"
La canzone di Antiochia, in Gioia Zaganelli, Crociate, p.483.


 

Al superamento dell'ostacolo si aggiungeva o si sostituiva tutta una panoplia di altre tattiche, con azioni dirette e indirette